
15 Ago 15 agosto 1947, independence day
Oggi l’India festeggia l’anniversario dell’indipendenza dal Regno Unito, avvenuta il 15 agosto del 1947. Il paese venne allora diviso in due stati: l’attuale India, a maggioranza induista, e il Pakistan, a maggioranza musulmana. L’India divenne formalmente una repubblica soltanto il 26 gennaio 1950, quando entrò in vigore la nuova Costituzione: tra il 1947 ed il 1950 il capo di stato del paese rimase il sovrano britannico.
La dominazione Inglese
Nel 1600, su concessione della regina Elisabetta, la Compagnia delle Indie orientali assume il monopolio commerciale sul oceano indiano. Spezie, cotone, oro, diamanti, perle, argento sono l’oggetto del contendere, che alimentano le dispute intestine tra i re indiani per il dominio delle terre favorendo le intenzioni degli inglesi poiché tra i due litiganti generalmente il terzo gode. Con l’Indian Act del 1784 la dirigenza della Compagnia ottiene dal governo di Londra il mandato ad agire in nome della corona inglese; e così i britannici arrivano a dominare gran parte dell’India che, nel 1818, diventa colonia inglese, con a capo un viceré e capitale Calcutta. Nel 1858 la Compagnia delle Indie Orientali si scioglie, e il Government of India Act sancisce la fine del grande impero Moghul spodestandone anche l’ultimo dei sovrani. Tra il 1848 e il 1856 il principio della reversibilità che annette automaticamente alla corona i territori posseduti da sovrani senza eredi agevola gli inglesi nella loro politica di espansione fino a che, nel 1877 la regina Vittoria viene incoronata Imperatrice delle Indie.
La nascita del nazionalismo
Nel frattempo, già dalla metà del 19° secolo, nella nazione nasce un nuovo spirito di nazionalismo. In questo contesto, nel 1885, Allan Octavian Hume fonda il Congresso Nazionale Indiano, un partito politico laico di centrosinistra contro l’imperialismo britannico che si batte per una partecipazione degli Indiani nel governo del Paese. Nel 1916 si unisce alla Lega musulmana in questa richiesta di autonomia che ottengono nel 1921, quando gli inglesi riconoscono agli indiani potere decisionale in materia di insegnamento, opere pubbliche, industrie e agricoltura non mollando tuttavia il potere in materia di difesa, politica estera, giustizia e finanza. A capo del Congresso vi è Gandhi che, con i suoi principi di non violenza disobbedienza civile, continua la lotta per l’indipendenza.
Nel 1929, nella sessione del Congresso Nazionale Indiano, viene promulgata la “Dichiarazione di indipendenza dell’India” e il 26 gennaio viene dichiarato Giorno dell’Indipendenza.
La marcia del sale
Un altro evento che segna la storia dell’india. In risposta alla tassa inglese sul sale, che colpiva gli strati sociali più poveri dell’India, ai quali era vietato vendere il prodotto sui mercati, Gandhi organizzò e guidò quella che resterà una delle proteste più celebri della storia: la “marcia del sale”. Solo i britannici potevano beneficiare degli introiti derivanti dal possesso di questo minerale, essenziale elemento della dieta del Paese, a scapito dei lavoratori che non potevano produrlo e nemmeno raccoglierlo sulle spiagge. Per 24 giorni, dal 12 marzo al 5 aprile 1930, il Mahatma percorse a piedi una distanza di 200 miglia (più di 300 chilometri), da Ahmedabad a Dandi, sulla costa di Gujarat, e portò la protesta pacifica nelle saline, presidiate dalla polizia inglese. Anche in questa occasione Gandhi si contraddistinse per la non-violenza, la resistenza passiva e il rifiuto d’obbedire alle leggi sbagliate. Ad accompagnarlo nella crociata c’erano altre 78 persone, ma presto lo seguirono in migliaia. Tanto che, quando all’esercito venne chiesto di sparare sulla folla, gli ufficiali si rifiutarono. La marcia si concluse con l’arresto di più di 60mila persone, tra cui Gandhi, condannato a 6 anni, la moglie e molti membri del Congresso, ma l’opinione pubblica si schiererà a favore dell’indipendentismo indiano. Il Congresso non appoggia gli inglesi neppure durante la seconda guerra mondiale mantenendosi sempre in posizione neutrale, giusto per non supportare, viceversa, le idee naziste. Tuttavia va ricordato che molti soldati indiani combatterono valorosamente per gli inglesi. Gandhi e il Congresso non si arrendono e ancora più fortemente chiedono alla corona di lasciare l’India ma anche questa volta, nel 1942 tutta la dirigenza del Congresso venne incarcerata.
La partizione
Purtroppo c’è chi non condivide i metodi di opposizione non violenta del Congresso, e sono inevitabili una serie di tumulti e sommosse che vedono contrapporsi mussulmani contro induisti anche per motivi religiosi in tutto il Paese. Intanto la Lega Musulmana, che invece aveva appoggiato gli inglesi durante la Guerra, chiede la realizzazione di due nazioni e del separatismo islamico, idea mai condivisa dal Congresso, non chè da Gandhi. La Lega Musulmana, preoccupata di una possibile ascesa induista in una eventuale India indipendente, reclama una nazione tutta per sé, ad impronta islamica, quello che sarà il Pakistan. Mentre in Inghilterra il partito laburista vince le elezioni, il Governo inglese sembra voler liberare il Paese, ormai divenuto ingestibile e facilmente innescabile. Il 3 giugno 1947 dichiara di voler porre fine al raj britannico e di accettare l’idea di partizionamento britannica in due stati, quella che si chiama la “partizione”.
l’indipendenza
Allo scoccare della mezzanotte, il 15 agosto 1947, il nuovo primo Primo Ministro dell’India, Jawaharlal Nehru, legge il discorso decisivo, proclamando l’indipendenza dell’India dall’Impero Britannico.
Si concludono così tre secoli di dominio britannico. Il 14 e 15 agosto 1947, nella Partizione dell’India, nascono due stati sovrani, il Pakistan (poi Repubblica islamica del Pakistan), con a capo Muhammad Ali Jinnah primo governatore generale e l’Unione dell’India (poi Repubblica dell’India). Si chiama Partizione perché il Bengala, provincia dell’India britannica viene diviso tra lo Stato pakistano del Bengala orientale (ora Bangladesh) e lo Stato indiano del Bengala occidentale mentre la regione del Punjab dell’India britannica viene divisa tra la provincia del Punjab dello Stato del Pakistan occidentale e lo Stato indiano del Punjab. La secessione del Bangladesh dal Pakistan con la guerra di liberazione del Bangladesh nel 1971 non è intesa in questo termine di partizione e neppure le precedenti separazioni del Ceylon (l’attuale Sri Lanka) e della Birmania (oggi Myanmar) dall’amministrazione dell’India britannica.
Le conseguenze
Purtroppo tutto questo fu tutt’altro che indolore. Il nuovo Pakistan e la nuova India, le cui frontiere vengono disegnate frettolosamente su base religiosa, devono scambiarsi le genti. Pur non essendoci una imposizione ufficiale, di fatto a nessuno viene chiesto di lasciare la propria casa, la maggior parte delle persone non vogliono sentirsi una minoranza, e decidono di emigrare: i mussulmani nei territori della nuova india in Pakistan, e gli induisti e i sikh che abitavano nel nuovo Pakistan si trasferiscono in India.
Un esodo di sangue.. migliaia e migliaia di persone su entrambi i lati dei nuovi confini muoiono a causa di scontro violenti e agguati ai treni che attraversano il confine carichi di cadaveri anziché di profughi in cerca di un futuro.
Il 15 agosto 1947 quando l’India fu dichiarata indipendente, Gandhi era a Calcutta, lontano dal parlamento di Delhi e dalle celebrazioni. Ramnath Guha, lo storico indiano racconta nel suo libro, “India after Gandhi” (India dopo Gandhi), che alla sera prima (il 14 agosto 1947), il governatore del Bengala visitò Gandhi per chiedergli come celebrare l’indipendenza dell’India a Calcutta e Mahatma gli aveva risposto secco, “Persone stanno morendo di fame, vuoi organizzare feste in mezzo a questa devastazione?”
Il seguito
Il 26 gennaio 1950 l’India diventa poi una Repubblica e ha la sua Costituzione, oggi la più lunga del mondo. Nel 1952, nella prima elezione generale del Paese con una franchigia universale, Nehru porta il Congresso Nazionale Indiano ad una netta vittoria e viene riconfermato nelle elezioni del 1957. I rapporti con il Pakistan sono tuttora critici.
In tutto il paese si tengono celebrazioni, parate militari, spettacoli organizzati dalle scuole, mentre dagli edifici sventolano le bandiere indiane. La tv manda in onda programmi e film in cui si ricordano i principali fautori dell’indipendenza, primo tra tutti Gandhi. Molti trascorrono la giornata in famiglia o con gli amici, organizzando picnic al parco o pranzi a casa o al ristorante. In questa giornata è consuetudine anche far volare gli aquiloni, simbolo di libertà e indipendenza. Il primo ministro tiene un discorso alla nazione al Forte rosso di New Delhi, da cui srotola anche la bandiera indiana in ricordo di quando lo fece per la prima Jawaharlal Nehru, sempre dal Forte Rosso, annunciando l’indipendenza.
Ad oggi però qualcosa ancora manca…
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