
14 Giu I sentieri dello Yoga
Yoga significa recidere la connessione con ciò che causa sofferenza.
Lo Yoga deve essere praticato con risolutezza e con un cuore imperturbabile.
Bhagavad Gita VI.23
Raja Yoga, il sentiero integrale
Il sistema dello Yoga classico è stato redatto da Patanjali negli Yoga Sutra, sulla base di tradizioni più antiche risalenti ai tempi vedici.
Per un approfondimento su Patanjalie gli Yoga Sutra si consiglia la lettura del nostro articolo a lui dedicato: Patañjali
Chiamato Raja Yoga o Yoga Reale, copre l’intera gamma delle pratiche yogiche che vanno da asana e pranayama ai mantra e alle molte forme di meditazione. Lo Yoga integrale è paragonabile all’Ayurveda integrale che allo stesso modo si occupa di tutti gli aspetti della nostra natura, dal corpo all’anima e di tutti i possibili metodi di guarigione, dall’uso del cibo alla meditazione.
Secondo Patanjali, “Yoga è il controllo totale delle operazioni della mente”. Queste operazioni della mente chiamate vritti, costituiscono tutte le attività mentali, dalle memorie subconsce profonde alle più alte intuizioni superconsce. Patanjali non si riferisce al normale controllo della mente, ma a una completa padronanza di tutti i livelli della coscienza, compresi gli strati subliminali e cosmici normalmente sconosciuti anche alla psicologia moderna. Solo da un simile controllo della mente può venire la conoscenza del nostro vero Sé (Atman o Purusha) al di là della manifestazione, che è la meta finale della pratica Yoga. La mente diventa uno specchio che riflette il nostro Sé reale, la cui natura è pura consapevolezza. Questo è lo stato di liberazione (moksha) in cui trascendiamo tempo, spazio e karma ed entriamo nell’infinito, nell’eterno dotato di esistenza propria. Ma per raggiungere questo tipo di controllo della mente bisogna avere la padronanza del corpo, dei sensi e del prana e anche degli aspetti esteriori della vita personale e sociale. Per questa ragione lo Yoga non esclude nemmeno gli aspetti normali della vita come la dieta e pone l’enfasi sull’importanza dell’Ayurveda.
Le otto parti dello Yoga
Il Raja Yoga prevede per lo sviluppo della coscienza un approccio integrale in otto parti (ashtanga). Esse sono come le parti del corpo e lavorano insieme in vario modo. Ognuna ha il proprio ruolo necessario a uno sviluppo appropriato, anche se non tutte hanno pari importanza.
1)Yama – Regole di comportamento sociale
2)Niyama – Regole di comportamento individuale
3)Asana – Posizioni fisiche
4)Pranayama – Controllo della forza vitale
5)Pratyahara – Controllo dei sensi
6)Dharana – Uso corretto dell’attenzione o controllo della mente
7)Dhyana – Meditazione
8)Samadhi – Assorbimento Le prime cinque parti – da yama a pratyahara – sono l’aspetto esteriore dello Yoga. hanno una
Le prime cinque parti – da yama a pratyahara – sono l’aspetto esteriore dello Yoga. hanno una natura preliminare e creano le fondamenta per una pratica più profonda. Le prime due (yama e niyama) si riferiscono all’atteggiamento corretto, ai valori e alla pratica dello stile di vita necessari allo Yoga, il suo fondamento etico. Le altre tre (asana, pranayama, pratyahara) sono mezzi per controllare gli aspetti esteriori della nostra natura: corpo, respiro e sensi. Gli ultimi tre (dharana, dhyana e samadhi) sono chiamati samyama o integrazione perché per natura operano insieme. L’attenzione porta naturalmente alla meditazione che a sua volta porta all’assorbimento, l’unità fra chi percepisce e la cosa percepita. Ci portano alla conoscenza del nostro vero Sé. L’Ayurveda armonizza il corpo e il prana per permetterci di avanzare nel processo interiore della meditazione. Fa parte soprattutto degli aiuti esterni dello Yoga. La guarigione ayurvedica della mente comporta l’uso degli aspetti interiori dello Yoga come i mantra e la meditazione. L’Ayurveda condivide quindi lo stesso fine dello Yoga ma con un orientamento e un disegno diverso.
1 & 2. Yama e Niyama: il fondamento dharmico dello Yoga e dell’Ayurveda
Gli Yama o principi dharmici di comportamento sociale sono: non-violenza (ahimsa), veridicità (satya), controllo dell’energia sessuale (brahmacharya), astenersi dal furto (asteya) e mancanza di possessività (anabhinivesha). Stabiliscono la giusta interazione con gli altri esseri umani e con l’ambiente esterno. Un comportamento sociale corretto è importante per la salute, per il benessere psicologico e per lo sviluppo spirituale. Seguendo queste regole non si avrà una influenza dannosa sul mondo e non rimarremo invischiati in complicazioni esterne dovute a relazioni e proprietà sbagliate. Gli yama sono anche un codice di comportamento per i medici: non recare danno, dire la verità, non essere coinvolti sessualmente con i pazienti, non applicare parcelle indebite per i trattamenti, non essere attaccati alla professione o ai suoi risultati. I niyama o principi dharmici di comportamento personale sono: appagamento (santosha), purezza (shaucha), studio di sé (svadhyaya), autodisciplina (tapas) e arrendersi alla volontà di Dio (Ishvara pranidhana). Questi sono i principi dello stile di vita necessario a introdurre la pratica dello Yoga nella propria vita. Sono anche la base dello stile di vita consigliato dall’Ayurveda per equilibrare la costituzione. La purezza include dieta vegetariana e disintossicazione fisica. Arrendersi al divino è la chiave per portare avanti tutte queste pratiche che non possono essere fatte con il solo sforzo personale. Gli ultimi tre – autodisciplina, studio di Sé e arrendersi al divino – sono i fondamenti del Kriya Yoga, lo Yoga dell’azione interna che prepara una persona all’esperienza del samadhi. Yama e niyama costituiscono il fondamento dharmico o etico per vivere correttamente, includendo in ciò le pratiche salutari dell’Ayurveda. Queste due serie di principi vanno insieme. Fino a che non avremo relazioni sociali integre, non potremo avere integrità nel comportamento personale e viceversa.
3. Asana Asana significa posizione corretta o posizione in armonia con la propria coscienza interiore.
Lo scopo è di avere una posizione seduta che risulti comoda per un certo tempo in modo da favorire la meditazione. Le asana portano equilibrio e armonia al corpo fisico, soprattutto al sistema muscoloscheletrico che sostiene il corpo. Le asana fanno parte di trattamenti ayurvedici per il corpo fisico. Le posizioni possono essere usate per aumentare la vitalità o per equilibrare i dosha. Possono essere adattate per influire su certi organi o parti deboli del corpo. Le asana sono un argomento trattato in un capitolo a parte del libro.
4. Pranayama Pranayama significa non solo controllo del respiro ma espansione controllata della forza vitale.
Non è la soppressione del respiro, che è cosa dannosa, ma significa prendere contatto con fonti più elevate di prana sia all’interno che all’esterno nell’ambiente. Il pranayama consiste nell’espandere e rendere più profondo il prana fino a che porta a una condizione di pace. Quando il prana è in pace viene messa a riposo la forza vitale e con essa i sensi, le emozioni e la mente. Il pranayama è un metodo ayurvedico importante per accrescere il vigore, la vitalità e favorire la capacità di guarigione. L’argomento del prana e la pratica del pranayama sono trattati in vari capitoli.
5. Pratyahara Pratyahara non è semplicemente chiusura dei sensi, ma è l’uso corretto dei sensi e la capacità di andare oltre a essi.
Non significa soppressione dei sensi ma corretta applicazione dei sensi, il che include la capacità di metterli a riposo. Secondo l’Ayurveda le malattie sono basate sul cattivo uso dei sensi. Il modo in cui usiamo i sensi determina il tipo di energia assorbita dal mondo esterno per alimentare la mente, che può nutrirci o disturbarci. Le tecniche di pratyahara comportano la chiusura dei sensi, come il chiudere gli occhi o gli orecchi, oppure l’uso dei sensi in modo attento invece che distratto. Queste tecniche includono varie forme di mantra o visualizzazione. Si possono percepire le facoltà sensoriali interne come i suoni interiori (nada) che sono un tipo di impressione sensoriale sottile. Un capitolo a parte è dedicato anche al pratyahara.
6. Dharana Dharana è il controllo della mente, significa rivolgere l’attenzione in modo corretto.
È la capacità di dare tutta la nostra energia mentale a qualsiasi cosa ci apprestiamo a esaminare. Dharana comporta lo sviluppo e l’ampliamento della facoltà di attenzione. Le tecniche di dharana consistono in vari modi di dirigere o controllare l’attenzione, come concentrasi su oggetti o idee particolari. Le normali tecniche di dharana includono la concentrazione sui chakra e gli elementi che li governano. Un secondo metodo è la concentrazione della mente sul cuore. Un terzo metodo è concentrare lo spazio esterno nello spazio interno che si trova nel cuore. Dharana viene citata in vari contesti più avanti nel libro.
7. Dhyana Dhyana è la meditazione, la capacità di mantenere l’attenzione senza distrarsi.
La meditazione ci permette di riflettere la realtà e percepire obbiettivamente la realtà delle cose. La meditazione può avvenire su un oggetto esterno come il mare, il cielo o la statua di una divinità. Può essere rivolta a un oggetto interiore da visualizzare, come una divinità o uno yantra. Può essere rivolta a un’idea o a un principio di verità come l’infinito o l’unicità. Può anche avvenire senza il suppordo di alcuna forma ed essere totalmente aperta. Può essere attiva, a seguito di una linea di pensiero o di indagine, oppure passiva, fatta di sola osservazione. Nel senso più elevato la meditazione non è una tecnica, le tecniche di meditazione appartengono più propriamente al pratyahara o al dharana. La vera meditazione è uno stato naturale di consapevolezza, non un metodo. Ma questo richiede una certa preparazione, come indicato dalle altre parti dello Yoga. Anche alla meditazione è dedicato un capitolo a parte.
8. Samadhi Samadhi, che possiamo chiamare assorbimento, è la capacità di diventare tutt’uno con l’oggetto della percezione.
Nella percezione diretta è l’unità fra chi percepisce e la cosa percepita, con cui si puo arrivare a conoscere chiaramente la natura della realtà fondamentale. Il samadhi è la capacità di fonderci con le cose a livello della coscienza il che ci mostra la gioia e la realizzazione che abbiamo nella vita. Ci porta alla natura divina che sta alla base di tutte le cose. È il prodotto naturale della vera meditazione. Il samadhi o unione è la meta di ogni nostra ricerca. Lo Yoga fa questa operazione rivolgendosi all’interno per dare la possibilità di unione con il tutto.
Nello Yoga non si insiste sul fatto di dover seguire un sentiero piuttosto che un altro. Lo Yoga ci incoraggia a seguire il sentiero che più soddisfa il nostro cuore. Esistono molti sentieri e stili di Yoga diversi relativi alle diverse inclinazioni individuali e ai differenti aspetti della nostra natura. In questo lo Yoga è simile all’Ayurveda che propone varie diete e regimi di vita secondo i diversi tipi di costituzione.
I sentieri dello Yoga possono essere raggruppati in cinque aree diverse. Il Raja Yoga comprende tutti i principali sentieri dello Yoga, ma questi si possono percorrere anche separatamente.
1) Jnana Yoga – Yoga della conoscenza
2) Bhakti Yoga – Yoga della devozione
3) Kriya Yoga, incluso Hatha Yoga – Yoga delle tecniche
4) Karma Yoga Yoga del servizio
5) Raja Yoga – Yoga integrale, combinazione dei quattro precedenti
Per approfondimenti si rimanda ai singoli capitoli di queste discipline.
Per ulteriori informazioni vi consiglio la seguente lettura, da cui ho tratto ispirazione per questo articolo; rispettivamente in formato kindle e cartaceo:
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