Fitoterapia: le tipologie di preparato | Project India
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Fitoterapia: le tipologie di preparato

Dopo la breve introduzione sull’abbinamento delle piante nelle ricette Ayurvediche che potrete trovare

nel precedente ARTICOLO, oggi approfondiamo le diverse tipologie di preparato, secondo la destinazione d’uso e della parte di pianta utilizzata.

Il succo

Normalmente si ricava dalle piante fresche, da cui si spreme la polpa filtrandola poi per mezzo di un telo di fibra naturale. I succhi più comuni sono quelli di prezzemolo, aglio, cipolla, e ovviamente i succhi di frutta. Il succo di pianta essiccata è meno efficace di quello di pianta fresca. Se si utilizzano piante essiccate vanno immerse per 24 ore in una quantità d’acqua pari a due volte il loro peso, dopodiché estrarre il liquido.

La Pasta

Si ottiene dalle piante fresche tritate e amalgamate, si può aggiungere un pò d’acqua nel caso si faccia uso di piante essiccate.

Può essere somministrata da sola o mista a miele, olio o burro chiarificato, di solito in quantità doppia.

Se non si aggiunge acqua le paste si conservano per un tempo pressoché indeterminato, meglio se in frigorifero. Le paste possono essere usate come eluttuario ( miscela di polvere o pesto di piante con mile o sciroppo ), e quindi mangiate con un cucchiaio, oppure incorporate nei decotti. Per via esterna possono fare da base a cataplasmi e impiastri.

Il decotto

Le radici e le cortecce più pesanti, nonché le sostanze i cui oli volatili non sono essenziali alla terapia, vengono somministrate in forma di decotto. Perciò non è corretto preparare un decotto di piante aromatiche come le mente, perché gli oli volatili evaporerebbero. In Occidente la quantità media utilizzata per la maggior parte delle piante equivale ad un’oncia ( ovvero circa 28,35 grammi) per circa mezzo litro di acqua. Un metodo pratico per avvicinarsi alla quantità richiesta è quello di riempire il palmo di una mano con le radici e le cortecce più pesanti, mentre per le sostanze più leggere può essere necessaria una grossa manciata.

Il decotto si prepara portando l’acqua ad ebollizione, aggiungendo le piante e coprendo; si prosegue lasciando bollire il tutto a fuoco lento per venti –  trenta minuti.

La medicina ayurvedica usa la seguente ricetta di base: far bollire una parte di piante essiccate in sedici parti di acqua, oppure all’incirca 1/2 oncia di piante per 8 once di acqua. Far bollire il tutto a fuoco lento finché non si riduce ad 1/4 della quantità originaria, oppure della metà per un decotto più leggero.

Sia la tradizione occidentale che quella orientale distinguono tra decotti singoli, doppi e ancora più ristretti, a seconda del livello di bollitura, e quindi di estrazione dei vari componenti. Ad un primo livello si estraggono le sostanze volatili più sensibili, al livello successivo gli altri elementi biochimici, e infine le sostanze minerali. Il problema è che se non si mette da parte il primo decotto, una cottura prolungata tende a dissipare gli elementi estratti in precedenza.

L’infuso a caldo

Si ottiene immergendo un’oncia di piante in mezzo litro di acqua bollente, e lasciando riposare il tutto coperto, per minimo 10 – 20 minuti, fino a parecchie ore. Questo metodo non richiede l’uso del fuoco e ciò permette di conservare intatti i principi aromatici delle piante. Poichè però molte ricette cobinano piante aromatiche con radici e cortecce più pesanti, un buon compromesso in questi casi è quello di far bollire per circa 20 minuti – un’ora le radici, a fine cottura spegnere e aggiungere le erbe più leggere.

L’infuso a freddo

Si ottiene lasciano riposare le piante in acqua fredda per almeno un’ora. C’è chi lascia riposare l’infuso al sole, chi invece preferisce farlo riposare tutta la notte. Anche il metodo della infusione a freddo viene utilizzato quando è necessario preservare le piante ricche di oli volatili, come nel caso delle mente, lemongrass ( o citronella), melissa, ibiscus, sandalo, che per natura svolgono un ruolo rinfrescante.

Nell’infuso a freddo si utilizzano principalmente le polveri, poichè essendo già parzialmente decomposte, risulta più facile estrarne i principi attivi, semplicemente mescolandole nell’acqua.

Va tenuto presente inoltre che alcune sostanze sono termolabili, per cui a contatto con il calore si danneggerebbero, come nel caso della amigdalina contenuta nei semi di albicocca o nella corteccia di ciliegio.

Le polveri

Si ottengono dalla macinazione mediante un mortaio delle piante essiccate. Le polveri sono un mezzo pratico ed efficace perché consentono di ottenere una miscela omogenea dove i principi attivi sono facilmente estraibili con la massima efficienza, in quanto ne basta una quantità minore rispetto alle piante intere.

Le polveri si possono somministrare in vari modi: incorporandole in capsule di gelatina, mescolandole ad un liquido come acqua, latte, o brodo (nella dose di un cucchiaio o due a bicchiere ).

La medicina ayurvedica mescola le polveri al burro chiarificato, olio, miele o zucchero di canna, poichè questi ingredienti per le loro proprietà sono considerati ottimi trasportatori  o “anupana“.

Va tenuto presente però che le polveri vanno utilizzate entro un periodo di circa due o tre mesi, dopodiché tendono ad ossidarsi perdendo così la loro efficacia.

Pillole o compresse

per comodità di assunzione si usa cuocere le piante finchè non si depositano sul fondo come una pasta, oppure mescolando le piante in polvere con poca acqua, sciroppo o miele. Dalla pasta così ottenuta si ricavano poi le pillole della misura desiderata.

I vini

Si ottengono sciogliendo circa dalle 3 alle 4 libbre ( 1,5 kg circa) di miele o zucchero integrale in 2 – 3 litri di tisana alle erbe. Non appena il composto raggiunge i 20 gradi raffreddandosi  aggiungere una quantità appropriata di fermenti vivi. Lasciar fermentare il tutto in un contenitore parzialmente coperto in modo che l’anidride carbonica che si formerà potrà disperdersi.  A fermentazione quasi terminata filtrare e conservare in un contenitore sotto vuoto per evitare che la fermentazione prosegua oltre il dovuto.

I vini sono ottimi come tonici, alcune piante come il ginseng siberiano o le bacche di biancospino danno un vino eccellente, tuttavia in caso di trattamenti di situazioni acute vanno preferite le tinture.

Le tinture

Si ottengono unendo 1 – 4 once di piante in polvere, o comunque ben tritate, a 8 – 12 once di alcool.

Aggiungere acqua per ottenere un composto al 50%. In alternativa versare sulla polvere della vodka al 30% ( 60 gradi). La quantità di liquido deve superare quella che le piante sono in grado di assorbire, per cui aggiungerne all’occorrenza. Agitare e far riposare per 2 settimane in un luogo asciutto e caldo, avendo cura di mescolare una volta al giorno. Infine filtrare e conservare in bottiglie scure. Si somministrano da 1 a 30 gocce a seconda del tipo di pianta utilizzata.

Le tinture alla glicerina esercitano un effetto più leggero e calmante sull’apparato digestivo, e non contengono alcol. Il loro principale svantaggio è che la glicerina non riesce a sciogliere i componenti resinosi e oleosi con la stessa efficacia dell’alcool. Per la preparazione si procede mescolando una parte di glicerina vegetale con quatto parti di acqua calda. Aggiungere poi le piante in polvere e lasciar riposare per due settimane in un luogo caldo.

I linimenti

Si preparano come le tinture, ma poichè sono destinati esclusivamente per applicazioni esterne si possono preparare con il più economico isopropil-alcool venduto nelle farmacie. Per le distorsioni, le contusioni, i dolori muscolari e alle articolazioni si utilizzano piante calorifiche stimolanti la circolazione, ad esempio il pepe di Cayenna, lo zenzero, la mirra, l’angelica, i chiodi di garofano, i semi di cumino, o le foglie di alloro. Con il liquido ottenuto si friziona la parte interessata.

Gli sciroppi

Utili per disturbi alla gola e polmoni, poichè capaci di calmare e proteggere la gola, a mio avviso molto più efficacemente di quelli acquistati.

Lo sciroppo di base lo si ottiene bollendo 3 libbre di zucchero grezzo in circa mezzo litro di tisana, finchè non si raggiunge la dovuta consistenza. Oppure aggiungere durante la cottura gli estratti alcolici delle piante, in questo modo l’alcool evaporerà lasciando depositare i principi attivi. E’ possibile sostituire il miele allo zucchero, ottimi per i bambini.

Impiastri cataplasmi e impacchi

L’impiastro si ottiene tritando le piante fresche ed applicandole direttamente nella parte da trattare, elimina il dolore e promuove la guarigione di ferite, tagli e fratture.

Un comune impiastro è a base di radice di consolida e piantaggine, unite al pepe di Cayenna che attiva il loro potenziale.

Il cataplasma si ottiene spalmando un sottile strato di miele su un telo di mussola, e spolverandovi sopra la polvere delle piante stimolanti, come pepe di Cayenna, zenzero e cenere piccante. Applicato sulla parte affetta il cataplasma agisce come revulsivo, elimina il dolore e congestione.

L’impacco si ottiene immergendo il telo di mussola nel decotto di piante, ed applicandolo il più caldo possibile nella parte affetta. I più comini sono l’impacco di zenzero o curcuma, ottenuti facendo bollire le rispettive radici grattugiate nell’acqua. Lo zenzero si usa contro i dolori muscolari e articolari, come artrite e mal di schiena, ma anche torcicollo, dolori mestruali, strappi e distorsioni.

L’impiastro a strappo è utile per estrarre schegge conficcate nella carne. Si ottiene combinando radice di consolida ( fresca o in polvere), piantaggine, e una piccola quantità di pepe di Cayenna.

Gli Oli Medicinali o oleoliti

Ampiamente usati nella medicina ayurvedica perché considerati anupana, ovvero trasportatori all’interno dell’organismo del principio vata, ovvero del sistema nervoso. Gli oli di base posso essere svariati, secondo l’uso che se ne deve fare, ad esempio l’olio di oliva, di sesamo, di cartamo, di noce di cocco e di ricino. Personalmente consiglio di usare quelli con alto valore di antiossidanti, in modo che se li conservate per lungo tempo non irrancidiscano. Se li utilizzate per uso esterno potete aggiungere 1% di alfatocoferolo, ovvero vitamina E, per prevenirne l’ossidazione.

La ricetta base ayurvedica prevede: 1 parte di piante, 16 parti di acqua, 4 parti di olio, cuocere il tutto finché l’acqua non evapora completamente. Poiché è difficile filtrare le piante cotte nell’olio un buon espediente è quello di preparare a parte il decotto, filtrarlo e poi procedere come sopra.

Come già osservato le piante ricche di oli volatili come le mente, la canfora e la rosa perdono i loro principi attivi se esposte a temperature elevate. In questo caso il modo corretto di preparale è quello di mettere a macerare la polvere delle piante essiccate direttamente nell’olio. Si lascia riposare per venti giorni mescolando di tanto in tanto, filtrare e d imbottigliare in contenitori scuri per l’uso. Un altro modo è quello di pestare finemente la pianta intera (fresca come nel caso dello zenzero aglio o cipolla, essiccata come nel caso dei fiori di lavanda che andranno tolti dal loro stelo), e poi procedere come appena descritto. L’olio di aglio ad esempio viene somministrato per curare il mal d’orecchi nei bambini.

Gli oli medicinali si usano prevalentemente come massaggio esterno, come unguenti, balsami per ferite, ulcere, bruciature, o come base per clisteri, irrigazioni o nelle inalazioni. Alcuni oli possono essere somministrati per via interna a piccole dosi.

Il burro chiarificato Medicinale

Simile agli oli medicinali, il burro chiarificato o Ghee è un trasportatore specifico relativo al pitta ( fuoco), essendo rinfrescante è adatto quindi per curare infiammazioni gastrointestinali, febbri e ulcere.

Il burro chiarificato si ottiene riscaldando a fuoco medio il burro grezzo non salato finchè i grassi saturi non condensano separandosi dagli oli puri insaturi. dalla medicina ayurvedica è considerato al pari del yin -tonici della medicina cinese, ritenuto in grado di rinforzare i fluidi, e i tessuti vitali, quali sangue, muscoli, grasso, secrezioni riproduttive, e lo ojas, la forza vitale essenziale che risiede nel cuore.

Le Tinture alchemiche e spargiriche

Molti erboristi ritengono che le tinture non presentino un equilibrio completo di tutti gli elementi terapeutici delle piante.  Il metodo alternativo prevede l’utilizzo di un estratto alcoolico standard, il residuo solido ottenuto che normalmente viene scartato in questo caso viene bruciato fino ad ottenere una cenere bianca, che a sua volta viene rimescolata all’estratto liquido filtrato. Il tutto viene attentamente ridistillato, lasciando il residuo di cenere sul fondo.

 

La scelta di quale tipo di preparazione sia preferibile per alleviare una patologia si basa su vari criteri.

Generalmente le tisane vanno bene nella maggior parte dei casi, le polveri sono perfette per i problemi digestivi, le pillole sono più adatte quando si devono assumere piante amare con somministrazioni prolungate e in piccolissime dosi, gli eluttuari, gli impasti di erbe e miele sono indicati per un’azione tonificante e nutriente, gli oli medicinali sono adatti alla cura dei problemi neurologici, e per le applicazioni esterne.

per comodità vi riporto il link ad alcune utili materie prime menzionate :

 

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