
21 Lug Le spezie del Kerala
Le coste profumate di spezie del Kerala hanno attirato commercianti da tempi immemorabili, e il loro fascino continua a farlo anche oggi. Il commercio delle spezie infatti domina ancora oggi le transazioni commerciali di questo stato. L’India, il più grande esportatore di spezie del mondo, prende tre quarti del rendimento totale dalle ricche piantagioni di Kerala.
Il commercio di spezie del Kerala con la Babilonia e l’Egitto, può essere fatto risalire fino al terzo millennio A.C. La cannella del Kerala era usata per imbalsamare i faraoni deceduti e per la produzione di profumi ed oli sacri. I Documenti provano che Re Salomone di Israele (1,000 A.C.), mandò le sue navi in Kerala per acquistare le spezie. La cannella di Kerala trovò la strada del Medio Oriente mediante gli Arabi.
Se per il primo vostro viaggio in India scegliete il Kerala, potreste avere la sensazione che in questi luoghi mai nessuno possa aver avuto problemi di penuria di cibo. Lungo la leggendaria costa del Malabar, sembra che ogni seme che buttiate possa germinare; la fertile terra ospita centinaia di frutti ed ortaggi, e in ogni piccolo villaggio si coltivano cocchi, ananas, papaye, avocadi, tamarindi, arachidi, e qualsiasi tutte le tipologie di spezie presenti sulla terra..
La costa del Malabar, la zona dal clima monsonico umido che va da Goa alla punta estrema dell’India, può essere a ragione definita la patria delle spezie: la rigogliosa vegetazione dello stato del Kerala, è la culla del pepe nero (Piper nigrum), la più famosa delle spezie, così come del cardamomo (Elettaria cardamomum), pianta sacra e dedicata alle donne, e della curcuma più utilizzata nel curry, la Curcuma longa. Bastano queste tre specie a rappresentare l’essenza dell’India nel mondo.
A rimarcare la correttezza del nome di “costa delle spezie”, possiamo aggiungere che da qui, e dalla limitrofa isola di Sri Lanka, ci arriva un’altra spezia, il Cinnamomum verum, la pregiata cannella di Ceylon, migliore della cannella cinese (Cinnamomum cassia).
In Kerala si coltiva poi il tamarindo del Malabar (Garcinia gummi-gutta) e la mandorla del Malabar (Terminalia catappa). Non si può invece essere certi, nonostante il nome, che lo spinacio del Malabar (Basella alba) venga proprio da queste zone: il suo successo lo ha portato presto in Cina, e forse la denominazione richiama piuttosto il luogo da cui si è imbarcato per il suo lungo viaggio.
Negli orti del Kerala odierno, dove tutto cresce rigoglioso, si fa fatica a capire che cosa vi sia coltivato da millenni e che cosa vi è arrivato solo da pochi decenni: una coltivazione antica riguarda forse l’igname indiano (Dioscorea oppositifolia), il cui corrispondente selvatico vegeta ancora nella locale flora spontanea. Lo stesso si può dire del Cymbopogon flexuosus, parente stretto della citronella Cymbopogon citratus, la lemongrass degli anglosassoni, apprezzata in tutta l’Asia tropicale per il suo profumo e come condimento.
Il Kerala è chiuso, a levante, dai rilievi delle colline azzurre, le Nilgiri Hills; man mano che ci si addentra sulla terraferma, allontanandoci dal mare e dalle backwaters, la vegetazione arborea si infittisce, e regala all’industria del legno due preziose e rinomate essenze arboree: il tek, Tectona grandis, e l’ebano (Diospyros ebenum), due legni che non hanno bisogno di ulteriori presentazioni. Meno conosciuto al grande pubblico è l’ebano nero, il Diospyros malabarica, nel cui nome si svela l’origine.
Vi è poi il celebre Calamus rotang, si tratta della pianta i cui fusti servono per realizzare il rattan, materiale pregiato e costoso, estremamente resistente e leggero, molto ricercato per la fabbricazione di sedie, bastoni, ombrelli e interi mobili realizzati ad intreccio. Il rattan si ricava anche da altre specie del genere Calamus, ma è da qui che viene il prodotto migliore.
Oggi, oltre ai commercianti, migliaia di turisti vengono a godersi una vacanza indimenticabile, attratti dal caldo mare blu, dalle spiagge dorate incorniciate dalle palme, dalle verdi risaie, dai tipici villaggi di case con i tetti di paglia, dalle fresche lagune costiere, dai massaggi a base di oli ottenuti da erbe medicinali, dalle forme di arte e di danza proprie del Kerala.
per chi volesse provarle, ecco il mio consiglio:
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