
21 Lug Kumari Devi la Dea bambina
La Kumari – o Kumari Devi – è una bambina che viene considerata dai Nepalesi una dea vivente nella religione induista; vive nel Kumari Bahal, un edificio di mattoni rossi a Durban Square, nel centro storico di Kathamandu. I turisti possono vederla per pochi secondi quando si affaccia alla finestra del palazzo o durante le rare uscite in pubblico.
E’ severamente vietato fotografare la Kumari nella sua dimora; le immagini di questo post sono prese da internet, in occasione di apparizioni ufficiali in pubblico.
La parola Kumari deriva dal sanscrito Kaumarya che significa “vergine”. La venerazione di una Dea vivente in Nepal risale al 17° secolo, anche se alcuni studiosi sostengono che la tradizione sia molto più antica.
Secondo la cultura induista la bambina incarna la divinità indù Taleju Bhawani, meglio conosciuta come Durga.
LA SELEZIONE DI UNA KUMARI
Vengono scelte a due anni, tra le bambine buddiste delle famiglie dell’alta casta buddista Newar Sakya, argentieri e orafi, i primi abitanti della valle del Katmandu, discendenti di Buddha. Non deve aver avuto perdite di sangue, neanche da un semplice graffio e il suo oroscopo non deve essere in contrasto con quello del re. La bambina deve avere almeno 3 anni e 32 perfezioni fisiche: nessuna cicatrice, pelle delicata e chiara, braccia lunghe, piedi proporzionati, occhi e capelli
neri, segni circolari sotto la pianta dei piedi, un organo sessuale non sporgente, seni piccoli, lingua piccola, venti denti e dentatura perfetta, voce morbida e limpida, pori delle pelle ben delineati, ciglia “come quelle di una mucca”, le cosce “di un daino”, una bella ombra (?), guance e petto “come quello di un leone”, il corpo “come quello di un albero di banano”, il collo “come una conchiglia”. Alcuni requisiti sono di difficile interpretazione e in realtà ciò che è importante è che la Kumari sia bella e che non abbia ferite e cicatrici.
Le caratteristiche più rilevanti sono quelle caratteriali: non deve essere capricciosa, spaventata o irrequieta, non può piangere. Per valutare queste caratteristiche le potenziali Kumari devono affrontare alcune prove. La prima consiste nel dormire in una stanza completamente buia tra teste di capre e 108 bufali morti; durante la notte alcuni uomini mascherati da demoni spaventano le bambine, coloro che si spaventano vengono scartate. Questo rito viene ripetuto più volte selezionando solo quelle che rimangono impassibili. A coloro che sono rimaste verranno mostrati alcuni oggetti, colei che saprà riconoscere gli effetti personali dell’ultima Kumari è l’incarnazione della Dea, poiché la Dea sa quali sono le sue cose.
Una volta individuata la nuova deabambina, questa verrà purificata attraverso dei rituali, truccata, vestita di rosso e portata verso la sua nuova casa. Le prescelte, circa dodici, iniziano così un percorso di solitudine. Soprattutto le Kumari reali, quelle di Patan, Katmandu e Bhaktapur (gli antichi tre regni della valle) le altre nei villaggi newar, ma seguono altre tradizioni e cerimoniali. La Dea vivente più venerata e conosciuta è la Kumari di Kathmandu, quella attuale si chiama Yunika Bajracharya ed è una Dea dal 2014. La tradizione vuole che la bambina viva fino alla pubertà rinchiusa nel palazzo e al momento del primo ciclo mestruale – o di qualsiasi perdita di sangue – torni ad essere considerata una comune bambina: : la perdita di sangue indica che la Dea Durga ha lasciato quel corpo.
La tradizione della Kumari Devi in Nepal è molto lontana dalla nostra civiltà moderna, che critica l’isolamento di queste bambine, ma alcune cose stanno cambiando: adesso le Kumari hanno acquisito il diritto di istruzione, per facilitare il rientro in società una volta perso il titolo di Dea.
LA VITA DELLA KUMARI DEVI IN NEPAL
La deabambina è seguita da molte persone, detti Kumarini, che si occupano di ogni sua necessità e di esaudire ogni suo desiderio, considerato come un ordine divino. Sono responsabili dei suoi bagni, dell’abbigliamento, del trucco e dell’istruzione ai suoi obblighi cerimoniali. Non può frequentare la scuola pubblica, è educata nel palazzo con insegnanti che si dedicano solo a lei. Gli stessi educatori non possono impartirle dei compiti, possono solo guidarla, nessuno è autorizzato a dare ordini a una Dea, quindi il tutore dovrà trovare modo di interessarla allo studio. La sua famiglia può farle visita solo in veste
convenzionale, ha pochissimi amici selezionati tra bambini della sua stessa casta.
Non può giocare o toccare animali, rischierebbe di ferirsi. E’ sempre vestita di rosso e truccata in modo particolare, con un occhio al centro della fronte, che rappresenta i suoi poteri divini.
I più fortunati e i più ricchi visitano la Kumari nel suo palazzo, che li riceve in silenzio. Se la Dea rimane immobile e impassibile durante l’incontro significa che le richieste dei devoti saranno esaudite. Un suo pianto o lamento indica una grave malattia in arrivo, gli occhi lucidi segnalano una morte imminente. Ogni sua reazione ha un particolare significato.
Non esce mai se non in giornate speciali e nelle rare uscite in pubblico è sempre trasportata su di un palanchino, perché una Dea non può toccare la terra impura al di fuori del suo palazzo. In occasione della festività dell’Indra Jatra a settembre, la Kumari viene trasportata lungo le vie di Kathmandu e durante una cerimonia nella piazza del palazzo reale, è lei a porre il tika, ovvero la benedizione che consiste sacro segno rosso sulla fronte del Re.
QUANDO LA RAGAZZA NON E’ PIU’ UNA DEA
Alla prima perdita di sangue la vita della bambina cambia improvvisamente, non dev’essere facile. La cerimonia di spoliazione dura quattro giorni, dopodiché l’ex Kumari torna dalla sua famiglia, non sarà più adorata, servita e riverita. Per tutta la sua vita riceve dallo Stato un vitalizio di 6.000 rupie al mese, circa 51 € che equivale a circa tre volte lo stipendio medio in Nepal. La vita non è comunque facile per le ex Kumari: a causa della loro precedente vita da Dea, sono considerate viziate e hanno difficoltà a reintrodursi in società. Per questa ragione per loro è difficile trovare marito, oltre che per la credenza popolare che Le Kumari portino il coniuge a morte certa entro sei mesi dal matrimonio, le ultime sei Kumari non si sono mai sposate.
Molto interessante la testimonianza di Rashmila Shakya, Kumari Devi in Nepal dal 1984 al 1991, ora ha 30 anni, ed è diplomata in informatica. “Durante la mia infanzia ho vissuto confinata nel palazzo, ora che sono tornata normale e che sono ancora giovane perché non posso sposarmi? Non ho mai ricevuto un’istruzione adeguata, veniva a trovarmi un tutore che mi faceva lezione solo per un’ora al giorno”. Rashmila ha iniziato a studiare seriamente solo all’età di 12 anni, quando è stata sostituita da una nuova Kumari e definisce “inumana pratica superstiziosa” quella che le imporrebbe di rimanere nubile per sempre. Ha scritto il libro “From Goddess to Mortal. The True Life Story of Kumari” , disponibile in inglese.
Lettura consigliata:
in formato kindle:
No Comments