
20 Apr Le tigri in aumento per la prima volta in cento anni
Turismo sostenibile, progetti di conservazione e l’impegno concreto da parte delle autorità stanno dando i loro frutti. Le Tigri in India sono in aumento, ma è ancora presto per cantare vittoria.
Secondo quanto rivela il WWF citando i numeri elencati dal ministro dell’Ambiente indiano, Prakash Javadekar, infatti “in più di 7 anni si sono avuti 800 esemplari” in più. “In India la tigre torna a ruggire” esulta l’associazione ambientalista, sottolineando che i numeri “dell’ultimo incoraggiante censimento sono frutto della migliore gestione e del potenziamento delle Tiger Reserves, e delle altre aree protette” nel Paese asiatico. Due terzi delle tigri che vivono sul pianeta sono in India, dove sono aumentate da 1706 esemplari a 2226 nel corso degli ultimi cinque anni. Il paese ha dispiegato le forze sul territorio per contrastare il bracconaggio e offerto risarcimenti agli agricoltori e agli abitanti dei villaggi che abbiano subito danni dalle tigri, in modo da evitarne l’uccisione come rappresaglia, con un aumento di oltre 800 esemplari. Il minimo storico le Paese si era registrato nel 2008 quando furono censiti solo 1.411 esemplari di tigri.
La decimazione delle tigri
Il motivo della decimazione di questi animali rispetto ai 100mila esemplari che si contavano all’inizio del ventesimo secolo è dovuta sopratutto al “bracconaggio che alimenta il mercato illegale della medicina tradizionale cinese”. “Il miglioramento della situazione, e la possibilità stessa di un futuro per le tigri dipenda dalla capacità dei governi di mantenere integro e vitale l’habitat per l’alimentazione e la riproduzione, e al riparo dalla minaccia numero uno: il bracconaggio” ribadisce infatti il report realizzato dal National Tiger Conservation Authority del governo indiano.
Recentemente l’India ha investito nel turismo sostenibile all’interno delle riserve per le tigri, un modello che sembra stia funzionando così bene che le autorità pensano di espandere il sistema stesso delle riserve. “L’India sta investendo risorse nelle tigri come non ha mai fatto prima, e quegli investimenti stanno dando i loro frutti”, spiega Hemley. Anche in Nepal la situazione è simile e le tigri hanno visto una ripresa del 60%. Grazie agli sforzi per contrastare il bracconaggio oggi ce ne sono 198. In Russia sono aumentate da 360 esemplari a 443 mentre in Bhutan da 75 a 103, grazie a un impegno concreto da parte dei governi nazionali, dice Hemley.
Il commercio di prodotti derivati dalle tigri è proibito in gran parte del mondo, ma il mercato nero continua a sopravvivere. Per permettere alle tigri di raggiungere una condizione più stabile, sottolinea il rapporto, bisognerà dare un taglio alla domanda di pelli e altre parti in Asia, specialmente in Cina. Il WWF e altre organizzazioni hanno lanciato campagne di sensibilizzazione e lavorato con le forze dell’ordine per inasprire i provvedimenti contro i trafficanti.
L’India e il Nepal hanno fatto grandi progressi nel ridurre il numero di tigri vendute sul mercato nero, anche condividendo le risorse per i controlli lungo i confini, spiega Hemley. Gli esperti di conservazione hanno instaurato un dialogo con i massimi esponenti della medicina tradizionale cinese per ridurre la quantità di derivati delle tigri che finiscono nei trattamenti, che secondo gli scienziati occidentali sono comunque del tutto inefficaci. Allo stesso tempo, in Cina, sono spuntati nuovi mercati neri per la vendita di shampoo, tonico e chincaglierie derivate da tigri, spesso ostentate come status symbol.
Questo paese ha anche mostrato come lo sviluppo possa portare benefici alle persone riducendo al minimo l’impatto sulle tigri, sottolinea il rapporto. Intorno alle riserve sono state costruite nuove strade e gli ingegneri sono al lavoro su tunnel e passaggi sopraelevati per aiutare le tigri a spostarsi sul territorio, interagendo il minimo indispensabile con gli esseri umani. Il messaggio che emerge dallo studio è di cauta speranza, conclude Hemley. “Il fatto che i numeri siano in aumento è significativo, ma la strada da fare è ancora tanta”.
Salvando la natura, spesso salviamo noi stessi
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