Ganesh, Il Dio Elefante | Project India
100
post-template-default,single,single-post,postid-100,single-format-gallery,ajax_fade,page_not_loaded,,qode-title-hidden,qode_grid_1300,qode-content-sidebar-responsive,qode-theme-ver-10.1.1,wpb-js-composer js-comp-ver-6.13.0,vc_responsive

Ganesh, Il Dio Elefante

Ganesha o Ganesh (Sanscrito गणेश IAST Gaṇeśa) è uno degli Dei più venerato in India poiché è il Signore del buon auspicio che dona prosperità e fortuna, il Distruttore degli ostacoli di ordine materiale o spirituale; per questa ragione se ne invoca la grazia prima di iniziare una qualunque attività, come ad esempio un viaggio, un esame, un colloquio di lavoro, un affare, una cerimonia, o un qualsiasi evento importante. Per questo motivo è tradizione che tutte le sessioni di bhajan (canti devozionali) comincino con una invocazione a Ganesha, Signore del “buon inizio” dei canti.

È inoltre associato con il primo chakra, che rappresenta l’istinto di conservazione e sopravvivenza, la procreazione ed il benessere materiale.

Ganesha è un archetipo carico di molteplici significati e simbolismi che esprimono uno stato di perfezione, e il modo per raggiungerla; Ganesha è infatti il simbolo di colui che ha scoperto la Divinità in se stesso.

Egli rappresenta il perfetto equilibrio tra energia maschile (Śiva) e femminile (Shakti), ovvero tra forza e dolcezza, tra potenza e bellezza; simboleggia inoltre la capacità discriminativa che permette di distinguere la verità dall’illusione, il reale dall’irreale.

I miti relativi a questa divinità sono molti e spesso contraddittori, cominciando da quelli concernenti la sua nascita ed all’ori­gine della sua testa elefantina.

La storia

Lo Shiva Purana narra che Parvati, la dea delle montagne, si sentì offesa nel pudore per una visita improvvisa mentre si stava lavando di suo marito Shiva (benefico, propizio). L’indomani prima di recarsi al bagno la dea rimosse dal suo corpo la pasta di sandalo con cui si era cosparsa e con la stessa modellò la figura di un ragazzo. Infuse vita alla statua alla quale comunicò di essere sua madre e che il suo compito consisteva nel sorvegliare l’entrata mentre lei faceva il bagno. Al suo ritorno Shiva Signore della distruzione, vide questo sconosciuto che gli ostacolava il passaggio. Gli disse di spostarsi, ma il ragazzo non volle sentire ragioni. Così Shiva divenne furioso e lottò fino a decapitarlo.  Parvati accortasi dell’accaduto pianse pensando di aver perduto il figlio, e si arrabbiò molto con il marito. Shiva dispiaciuto ordinò ad un suo servitore di portargli la testa del primo essere vivente che avrebbe trovato. E capitò per primo un elefante; la testa decapitata del pachiderma fu posta sul corpo del ragazzo e la vita si risvegliò in lui. Gli fu allora imposto da Shiva il nome Ganapathi, o capo delle schiere celesti, concedendogli che chiunque lo adorasse prima di iniziare qualsiasi attività venisse favorito. Ganesha è dunque rappresentato sempre col corpo umano e la testa d’elefante e con una zanna spezzata. Un’altra caratteristica è il ventre obeso che ricade sul dothi. Sul suo petto il sacro cordone, a volte in forma di serpente. Il veicolo di Ganesha è il topo, che spesso nell’iconografia mostra sottomissione al dio.

Per approfondire:

No Comments

Post A Comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.