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Bollywood

Una delle forme di cultura popolare attualmente più apprezzata in India è quella cinematografica. Nelle strade principali di tutte le città indiane svettano enormi cartelloni pubblicitari che reclamizzano gli ultimi film realizzati, e le file ai botteghini sembrano interminabili.

Mumbai (Bombay) è il principale centro di produzione cinematografica, dove si sono concentrati gli studi e i set di ripresa delle maggiori case cinematografiche nazionali. L’importanza di questa produzione è diventata tele da essere soprannominata “Bollywood”. Anche se probabilmente chi ha coniato il termine voleva farsi beffa dell’industria cinematografica indiana paragonandola a quella colossale macchina di produzione che è Hollywood, in realtà oggi, per via dei quasi mille film prodotti ogni anno, degli oltre 250 milioni di euro di incassi e di una platea potenziale di quasi un miliardo di spettatori, l’accostamento sembra quanto mai azzeccato.   Ricordate il film vincitore di ben 8 premi Oscar “The Millionaire”?. È solo uno degli ultimi capolavori prodotti dall’industria cinematografica di Bollywood.

Nel Paese sono ufficialmente riconosciute dalla Costituzione numerose lingue, con la loro letteratura scritta e orale. Ogni anno vengono prodotti film in almeno dodici di queste lingue, con buoni riscontri sia di pubblico sia di critica. L’hindi, lingua originaria della pianura del Gange, è compresa e parlata da circa un terzo della popolazione ed è la lingua ufficiale dell’Unione Indiana dal 1950, e della televisione di Stato. La sua diffusione è dovuta anche alla popolarità del cinema commerciale. Ma il cinema d’autore si esprime anche in altre lingue: bengalese nel Bengala, malayālam nel Kerala, kannaḍa nel Karnataka, tamil nel Tamil Nadu e telugu nell’Andhra Pradesh. Più del 15% della popolazione ha una conoscenza di base della lingua inglese, parlata e scritta; nonostante ciò la penetrazione del cinema statunitense è piuttosto contenuta (intorno al 10% del mercato) così come quella del cinema europeo, presente in una percentuale del 2%. Esiste pertanto una pluralità di cinematografie che definisce il vasto cinema del subcontinente.

Il cinema in lingua hindi nasce un secolo fa. Dopo essere state esportate nelle colonie orientali dell’Impero britannico alla fine dell’Ottocento, in India, le tecniche cinematografiche si sviluppano velocemente. Nel 1913 viene proiettato a Mumbai il primo film, cortometraggio in bianco e nero e muto, del cinema indiano: si chiamava Raja Harishchandra, prodotto da Dhundiraj Govind Phalke, e narrava la storia di un re che non diceva mai bugie.

Il gusto indiano in fatto di cinema è molto diverso da quello occidentale, che in realtà In realtà è un genere a tutti gli effetti. I film, recitati in modo molto teatrale, possono durare svariate ore, contenere interminabili intermezzi musicali e rappresentare lunghe scene di danze di gruppo. Le canzoni sono fondamentali per il successo di una pellicola, e sono apprezzate a tal punto che le colonne sonore dei film più visti vendono milioni di copie. Sesso, violenza, sparatorie e le intricate storie di spionaggio tipiche della cinematografia hollywoodiana, non interessano al pubblico indiano, mentre gli argomenti più trattati sono l’amore e la lotta tra il bene e il male. In un paese dove la maggior parte dei matrimoni è ancora combinato dai genitori, la storia di un amore romantico fa breccia nei cuori degli spettatori.

Se i temi dei film traggono spunto dalle tradizioni locali, l’occidentalizzazione del fenomeno cinematografico è tangibile in almeno due fattori: l’uso degli effetti speciali, per lo più utilizzati per rappresentare le fantastiche facoltà delle divinità induiste, e la fama di cui godono attori, cantanti e ballerini. Oggi gli attori più famosi vantano fan club, siti internet personali e un culto della personalità paragonabile a quello delle più note star hollywoodiane. Ultimamente il cinema indiano sta riscuotendo un certo riscontro di pubblico anche all’estero, dove, soprattutto in Inghilterra, si moltiplicano i festival dedicati a questo fenomeno.

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